Il Bambino ha in mano anche una corona di rose, quasi ad dire di aver esaudito le preghiere innalzate attraverso la corona del Rosario in occasione della Battaglia di Lepanto. Con la galeazza si raggiunse l'apice dell'evoluzione della galea, ma nel contempo essa ne rappresentò anche il canto del cigno. Il casus belli era stato l'attacco turco a Cipro (possedimento veneziano) l'anno precedente. La mattina del 28 luglio la flotta veneziana si portò sopravento a dieci miglia al largo della costa e a sei dalla flotta turca ma Grimani non ritenne vi fossero le condizioni opportune per attaccar battaglia. Le galere grosse e le capitane talvolta avevano pezzi girevoli sul "castello" di poppa, detto "carrozza". Quanto all'artiglieria, la flotta cristiana schierava, approssimativamente, 350 pezzi di calibro medio-grande (da 14 a 120 libbre) e 2.750 di piccolo calibro (da 12 libbre in giù)[24]. La flotta turca schierata a Lepanto, reduce dalla campagna navale che l'aveva impegnata durante l'estate, era verosimilmente forte di 170-180 galee e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari[26]. Queste flotte erano però meno armate e addestrate delle precedenti, e dopo Lepanto la flotta turca evitò a lungo di ingaggiare grandi battaglie, dedicandosi invece con successo alla guerra di corsa e al disturbo dei traffici nemici. Alessandro Barbero, al contrario, sottolinea che “Uluč Alì dimostrò di saperla molto più lunga” del Doria e che la manovra di allargamento del corno destro già all'indomani della battaglia fece circolare all'interno della flotta il sospetto che l'ammiraglio genovese volesse sottrarsi al combattimento e che tale sospetto non si è più dissipato fino a oggi[36]. Ciò non di meno, erano state messe a disposizione della flotta papale ben dodici galere, di cui cinque appartenenti all'organico della flotta dei Cavalieri, che occuparono un ruolo decisivo nell'esito finale dello scontro.». La potenza di fuoco della flotta cristiana era infatti superiore a quella nemica, grazie agli armamenti veneziani che negli anni precedenti erano divenuti sempre più poderosi, mentre i turchi non erano riusciti a tenere il passo con le innovazioni, ritrovandosi quindi con un'artiglieria meno numerosa e potente. Uluč Alì si insinuò fra le due squadre cristiane, attaccò un gruppo di galee dalmate tra cui la "San Trifone" di Cattaro comandata dal sopracomito Girolamo Bisanti lì rimaste a sostenere l'impeto nemico in maniera da non consentirne l'aggiramento. Al centro, il comandante in capo ottomano Müezzinzade Alì Pascià, già ferito, cadde combattendo[40]. Oltre la Capitana di Malta, anche la Fiorenza e la San Giovanni (galere toscane della flotta papale), e la Piemontesa (della squadra sabauda), circondate da un nugolo di galere turchesche, caddero nelle mani di Uluč Alì. Per ragioni di prestigio affiancavano la Real spagnola: la Capitana di Sebastiano Venier, settantacinquenne Capitano generale veneziano, la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, trentaseienne ammiraglio pontificio, la Capitana di Ettore Spinola, Capitano generale genovese, la Capitana di Andrea Provana di Leinì, Capitano generale piemontese, l'ammiraglia Santa Maria della Vittoria del priore di Messina Pietro Giustiniani, Capitano generale dei Cavalieri di Malta. Gli Ottomani avevano salvato un terzo (circa 80) delle loro navi e se tatticamente si trattò di una decisiva vittoria cristiana, la dimensione della vittoria strategica è dibattuta: secondo alcuni la sconfitta segnò l'inizio del declino della potenza navale ottomana nel Mediterraneo. Come già per la Battaglia di Poitiers e la futura Battaglia di Vienna, la battaglia di Lepanto ebbe un profondo significato religioso. La battaglia di Lepanto . Più volte le truppe cristiane dimostrarono gran coraggio: l'equipaggio della galera toscana Fiorenza dell'Ordine di Santo Stefano fu quasi interamente ucciso, eccetto il suo comandante Tommaso de' Medici con quindici uomini. In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere. La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. naval battle of lepanto (7 ottobre 1571) il trionfo della flotta cristiana sulla flotta turca Alcuni tra gli storici cristiani che negli anni successivi raccontano l'accaduto sostengono che Mustafà avesse già intenzione di rompere gli accordi, a prescindere dall'atteggiamento di Bragadin. breve descrizione degli eventi che portarono alla celebre battaglia e del suo svolgimento LEPANTOLEPANTO 7 Ottobre 1571 cronaca dell’evento 2. La battaglia di Lepanto (Lèpanto; chiamata Nafpaktos [Ναύπακτος] dagli abitanti, Lepanto dai veneziani e İnebahtı in turco), detta anche battaglia delle Echinadi o Curzolari[7], fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571[8], nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa che riuniva le forze navali, di cui metà era della Repubblica di Venezia[9] da sola e l'altra metà composta congiuntamente dalle galee dell'Impero spagnolo[9] (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia),[9] dello Stato Pontificio,[9] della Repubblica di Genova,[9] dei Cavalieri di Malta,[9] del Ducato di Savoia,[9] del Granducato di Toscana[9], del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca (che partecipò all'armamento delle galee genovesi), del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova. Si tenga presente che la forza combattente non era distribuita in modo omogeneo; in particolare, le galere veneziane, che costituivano oltre la metà dell'intera flotta, imbarcavano mediamente la metà dei soldati rispetto alle galere ponentine. In una lettera scritta da Messina l'8 novembre 1571[37], don Luis Requesens informò Filippo II di aver parlato col Doria poco prima dell'inizio della battaglia. Egli dovette parare il colpo del comandante Scirocco ed impedire che il nemico potesse insinuarsi tra le sue navi e la spiaggia per accerchiare la flotta cristiana. La Battaglia Navale di Lepanto o delle Curzolari. Quando i legni giunsero a tiro di cannone delle galeazze i cristiani ammainarono tutte le loro bandiere e Don Giovanni innalzò lo stendardo di Lepanto con l'immagine del Redentore crocifisso. Con il vento in poppa, assalì da dietro la Capitana (ossia l'ammiraglia) dei Cavalieri di Malta, al cui comando era Pietro Giustiniani, priore dell'Ordine. Consapevole di questa tensione crescente, Pio V ritenne allora che il momento fosse propizio per coalizzare in una Lega Santa le troppo divise forze della cristianità[13], alimentando lo spirito di Crociata per creare coesione intorno all'iniziativa. La sua importanza fu perlopiù psicologica, dato che i turchi erano stati per decenni in piena espansione territoriale e fino ad allora avevano vinto tutte le principali battaglie contro i cristiani d'oriente. A Pavia nella cappella del collegio Ghislieri è conservata un'opera di Lazzaro Baldi dal titolo "La visione di San Pio V", dipinta nel 1673. Non del tutto comunque, visto che nel regime incostante dei venti che caratterizza il Mediterraneo la galea ha il grande vantaggio quanto meno di poter procedere con velocità a remi nei momenti di bonaccia. Il corno destro era invece composto di 25 galee e 2 galeazze veneziane, 16 galee genovesi, 8 galee spagnole e siciliane, 2 sabaude e 2 toscane sotto le insegne pontificie, per un totale di 53 galee e 2 galeazze, tenute dal genovese Gianandrea Doria. Le galeazze erano difficilmente abbordabili, sia per la loro notevole altezza e sia per i cannoni disposti a prua, lungo i fianchi e a poppa. Cipro è una base importantissima per la Serenissima, ed è lultimo baluardo della Cristianità nel Mediterraneo. Turchi e Veneziani si sarebbero affrontati un'altra volta presso Lepanto nella battaglia di Modone nel 1500, con gli ottomani ancora vincitori con l'ammiraglio Kemal Reis. Come un legame che congiunge la tera al cielo c’è una frase pronunciata per bocca di un angelo che rende stupefatto il Pontefice: “Caelitus victoria - dal cielo la vittoria” (è evidente come la frase pronunciata sia rivolta esclusivamente al Papa, l’unico che volge lo sguardo al cielo). Gli ottomani infatti riuscirono già nel periodo successivo a incrementare i propri domini, strappando, fra l'altro, alcune isole, come Creta, ai veneziani. Altri fanno notare che la flotta turca si riprese rapidamente, riuscendo già l'anno successivo a mettere in mare un grosso contingente di navi, grossomodo equivalente a quelle messe in campo dalla Lega. La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Giovanni Andrea Doria disponeva di poco più di 50 galee, quasi quante quelle del veneziano Barbarigo (circa 60) sul corno opposto, ma davanti a sé trovò 90 galere, cioè circa il doppio dei nemici fronteggiati dai veneziani e oltretutto in un'area molto più ampia di mare aperto; per questo pensò a una soluzione diversa dallo scontro diretto. Lepanto. Fu la prima battaglia navale della storia con cannoni a bordo di navi. Altri lo difendono definendo la sua iniziativa improntata a una grande lucidità tattica; altri ancora non prendono posizione, descrivendo semplicemente gli eventi. Le forze risultavano così composte: 12 galere del papa armate dal granduca di Toscana di cui 5 equipaggiate dai Cavalieri di Santo Stefano[16], 10 galere di Sicilia, 30 galere di Napoli, 14 galere di Spagna, 3 galere di Savoia, 4 galere di Malta, 27 galere di Genova (di cui 11 appartenenti a Gianandrea Doria), 109 galere (di cui 60 giunte da Candia) e 6 galeazze di Venezia. Con il vento a favore e producendo un rumore assordante di timpani, tamburi e flauti, i turchi cominciarono l'assalto alle navi della Lega cristiana che erano invece nel più assoluto silenzio. Europa, metà del secolo decimosesto. Molti altri personaggi appartenenti alle più prestigiose famiglie nobili dell'epoca persero la vita. v. A. Guglielmotti. Il 15 agosto una flotta francese con a bordo circa 6.000 uomini e costituita da 4 galee grosse, 4 galee sottili, 12 barze e 2 fuste arrivò nei pressi di Zante e il 18 agosto si unì alla flotta veneziana[9]. A chi faceva “maliziosamente notare che la galera del Doria non aveva subito troppi danni durante la battaglia” don Luis replicava “che non si può morire a dispetto di Dio”,[36] ovvero che non si devono necessariamente sostenere perdite consistenti in una vittoria, anzi. 156 e 308. C'era nebbia e un forte vento. La bandiera del Regno di Sicilia che sventolava sulle galee siciliane nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571. Pare che Doria non abbia notato subito questa mossa, forse perché l'avversario si muoveva nascosto da una coltre di fumo, ma quando capì quanto stava per accadere reagì rapidamente: virò in direzione est e si diresse verso il nemico. La bandiera della nave ammiraglia turca di Alì Pascià, presa da due navi dei Cavalieri di Santo Stefano, la "Capitana" e la "Grifona", si trova a Pisa, in quella che era la chiesa di quell'ordine[43]. Le spalle dello schieramento erano coperte dalle 30 galee di Álvaro de Bazan di Santa Cruz: 13 spagnole e napoletane, 12 veneziane, 3 toscane sotto le insegne pontificie, 2 genovesi. A seguito di lunghe trattative con Filippo II sulla composizione della Lega e sull'assegnazione del comando, però, fu deciso, per appianare i dissidi, di affidare il comando a Giovanni d'Austria, rimanendo il Colonna suo Luogotenente Generale anche per volontà dei Veneziani. Qualche giorno dopo però, alla consegna delle chiavi della città ai nuovi possessori, c'erano stati scontri verbali tra Bragadin e il comandante turco, che irrimediabilmente avevano portato alla rottura dell'accordo. Non a caso, nell'Arsenale veneziano, le truppe francesi di. A destra di Maria sono raffigurati San Vito, San Lorenzo, Sant'Antonio da Padova e Santo Stefano con i simboli identificativi; a destra della Madonna sono raffigurati San Francesco e altri santi francescani. Inoltre la flotta ottomana riuscì a sconfiggere quella veneziana presso capo Matapan al principio del Settecento; segno che l'impero, pur in relativa decadenza, continuava a essere una delle principali potenze europee. Il 10 luglio a Modone si riunì un consiglio di guerra dove la maggior parte dei sopracomiti e dei capitani di galea consigliò il Grimani di portare la flotta al largo per non rimaner imbottigliati in porto in caso di attacco da parte dei turchi; il Capitano da Mar non prese una decisione definitiva e si riservò tempo per riflettere. Durante il viaggio, presso Capo Mantello, affondarono una galeotta, una palandaria carica con due bombarde e uno schirazzo pieno di uva passa provocando la perdita di trenta giannizzeri[5]. La richiesta era ragionevole, ma viziata dall'errore di non essere stata inserita direttamente nel capitolato del 1º agosto[20]. La mattina del 12 agosto la flotta turca levò l'ancora e navigò verso la flotta veneziana malgrado la bonaccia. Il 7 ottobre, la Chiesa Cattolica celebra la festa della Madonna del Santo Rosario.La data di questa ricorrenza fu stabilita da papa Pio V per ricordare la battaglia di Lepanto, la quale si svolse in quel giorno del 1571, rivelandosi cruciale per scongiurare uno dei più imponenti tentativi di islamizzazione dell'Europa da parte dell'Impero ottomano. La loro forza, più che per l'armamento o per la tecnica e strategia militari, in cui non superavano per qualità i contingenti occidentali, si era manifestata soprattutto per il tenace spirito di coesione e solidarietà, che tradizionalmente contraddistingueva i corpi armati ottomani.

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